The Mountains
There are no translations available. 1 Il Monte Pisano 1.1 Introduzione Emanuele Repetti, nel suo “Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana” del 1833, afferma a riguardo: “…
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La città etrusca
Volterra è un comune di 11.267 abitanti della provincia di Pisa.
La cittadina, celebre per l'estrazione e la lavorazione dell'alabastro, conserva un notevole centro storico di origine etrusca (di questa epoca rimane la Porta all'Arco) con rovine romane ed edifici medievali come la Cattedrale ed il Palazzo dei Priori sull'omonima piazza, il centro nevralgico dell'abitato. Il nome è ovviamente d'origine etrusca ed in seguito adattato al latino volaterrae. Da notare la presenza del suffisso vel prettamente etrusco e significante altura. Velathri (antica denominazione dell'attuale Volterra) faceva parte della confederazione etrusca detta dodecapoli o lucumonie. Il re (e gran sacerdote) era detto luchmon (lucumone).
L'alabastro è un calcare (quindi prevalentemente composto da calcite) che si presenta in aggregati concrezionati, zonati o fibroso-raggiati, deposti in ambienti sotterranei da acque particolarmente dure.
Si presenta frequentemente di colore giallo-bruno grazie alla presenza di ossidi di ferro. Trattandosi comunque di calcite, l'alabastro è una pietra piuttosto tenera e facile a rigarsi.
Cattedrale di Santa Maria Assunta è il Duomo di Volterra.
Non è sicuro quale sia stata la prima cattedrale cittadina; in ogni caso a partire dal IX secolo esisteva una chiesa dedicata a Santa Maria. Ricostruita dopo il violento terremoto del 1117, fu ampliata nella seconda metà del Duecento.
La cattedrale mostra nel transetto una decorazione di gusto classico, includente lunette ornate con la tecnica dell'ornato appiattito di gusto preromanico, e rombi digradanti che accoglievano al centro bacini ceramici. Gli stessi rombi sono presenti anche nella facciata a salienti, ripartita in tre comparti da lesene quadrangolari di tipo lombardo. Il portale marmoreo è costituito da materiale di reimpiego proveniente dal Teatro romano di Vallebona.
L'interno, pur conservando nella struttura e nell'impianto la forma basilicale a croce latina a tre navate, offre un aspetto tardo-rinascimentale. Lo spazio è diviso da ventidue colonne rivestite di stucco simulante granito rosa, intervento eseguito nell'ambito del restauro del 1842-1843, mentre i capitelli in stucco bianco realizzati nel Cinquecento e messi a oro sono di Leonardo Ricciarelli. Anche le pareti dipinte a bande bianche e grigie, il presbiterio e il pavimento sono frutto del restauro ottocentesco.
La navata mediana e il transetto sono coperti da un grandioso soffitto a cassettoni, meraviglioso insieme di elementi geometrici, decorativi, floreali, di figure di santi, di due grandi ovali dell'Assunta e dello Spirito Santo, progettato da Francesco Capriani, intagliato da Jacopo Pavolini, e messo a oro da Fulvio Tucci fra il 1580 e il 1584. Sulla linea delle navate si aprono sei cappelle, che accolgono opere di pittori del secondo Cinquecento.
Le scene raffigurano, nella navata destra, l'Offerta della città alla Vergine di Pieter de Witte (1578), la Natività della Vergine di Francesco Curradi e la Presentazione di Maria al Tempio di Giovan Battista Naldini; nella navata sinistra, il Martirio di San Sebastiano di Francesco Cungi (1587), l'Annunciazione di Fra Bartolomeo Della Porta (1497), l'Immacolata Concezione di Niccolò Cercignani.
Nel 1584 fu ricomposto il pulpito con parti di suppellettile del XII secolo, dovuta a maestranze dipendenti da Guglielmo Pisano. L'altare maggiore ospita l'elegante ciborio di Mino da Fiesole (1471). Ai lati, sopra due colonne tortili del XII secolo, sono collocati due angeli cerifori che sarebbero stati eseguiti dallo stesso Mino. Dietro si apre la cappella maggiore o coro, i cui stalli, di forme gotiche, furono eseguiti da maestranze senesi alla fine del XIV secolo.
Al centro della volta è raffigurato l'Eterno Padre, frammento di un ciclo pittorico eseguito da Niccolò Cercignani con Storie della vita della Vergine. A destra dell'altare, la prima cappella conserva le reliquie di Sant'Ottaviano, racchiuse in un sarcofago marmoreo eseguito da Raffaello di Andrea Cioli da Settignano. Nella cappella accanto è custodito il gruppo ligneo della Deposizione (1228), capolavoro della scultura lignea romanica.
A sinistra è la cappella dove sono conservate le spoglie di Sant'Ugo, vescovo di Volterra nel XII secolo. Segue la cappella della Madonna del Barbialla o dei Chierici, scultura lignea di Francesco di Valdambrino (primo ventennio del XV secolo). Segue al lato del transetto destro la cappella del Sacramento, decorata dagli stucchi di Leonardo Ricciarelli e dalle pitture di Santi di Tito, Giovanni Balducci e Agostino Veracini, mentre al lato del transetto sinistro si trova la cappella dedicata a San Paolo, adornata con marmi pregiati e alla cui decorazione furono chiamati Gherardo Silvani, Giovanni Caccini, Giovanni da San Giovanni, Domenico Zampieri, Matteo Rosselli e Francesco Curradi.
Infine, a onore del grande animatore della Riforma cattolica, si costruì, lungo i fianchi della cattedrale, un'altra cappella nella quale troneggia la tela di Jacopo Chimenti detto l'Empoli raffigurante San Carlo in preghiera davanti alla Vergine.
Del complesso della cattedrale fa parte anche la cappella dell'Addolorata, dove sono custoditi due gruppi statuari in terracotta dipinta, attribuiti ad Andrea della Robbia: il Presepio, con l'affresco della Cavalcata dei Magi di Benozzo Gozzoli, e l'Adorazione dei Magi. Nell'attigua cappella, dedicata al Santissimo Nome di Gesù, è conservata, in un ricco reliquiario d'argento, una tavoletta con il monogramma di Cristo, che si ritiene dipinto da San Bernardino da Siena. Sulla linea della facciata, separato dalla cattedrale dalla Cappella dell'Addolorata, si erge il campanile rettangolare, con dodici bifore e quattro occhi; fu innalzato nel 1493 in sostituzione del vecchio che minacciava di rovinare.
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